Le iniziative ecologiche sostenute dal nostro pianeta sono davvero tante, come l’agricoltura biologica, la raccolta differenziata e la riduzione degli sprechi, ma bisogna tenere conto di quanto si vada a incidere sull’ambiente, soprattutto per quanto riguarda ciò che mangiamo ogni giorno.
Ovviamente, siamo in grado di riconoscere gli effetti negativi scaturiti dai rifiuti rilasciati per strada, ma quando influiscono i processi di produzione? Tra pochi anni diventerà obbligatorio dichiarare l’emissione di CO2, grazie a un legislatore europeo. Di conseguenza, non solo gli ingredienti, le dosi e i valori nutrizionali saranno importanti, ma anche la gravità dell’impatto ambientale.
Si cercherà quindi di mettere in evidenza l’impatto sul suolo e sull’acqua in base a ciò che mangiano. Solo così potremo scegliere i prodotti migliori e che incidono in maniera meno aggressiva nei confronti del nostro territorio, che deve essere tutelato e salvaguardato da ogni punto di vista.
Tuttavia, questo particolare problema deve essere calcolato secondo diversi parametri e valori, piuttosto complessi; inoltre, bisognerà tenere conto sui metodi di produzione, coltivazione e allevamento. Si parlerà quindi di una specie di “eco-etichetta”, con importanti cambiamenti anche dal punto di vista storico per quando riguarda la produzione di alimenti.
Tuttavia, questa scelta fa nascere alcuni dubbi, soprattutto per quanto riguarda le spese economiche. A chi toccherà pagare gli studi per poter ottenere dei risultati interessanti e validi? Inoltre, l’importanza economica dovuta a questa tipologia di studio, inciderà e ricadrà sui consumatori? Si tratta di alcune ipotesi e dubbi che non devono essere accantonate, cercando la soluzione migliore per soddisfare le esigenze di mercato e degli acquirenti.
In questo modo, acquisiremo una maggiore consapevolezza sul mondo che ci circonda.