Nell’ambito della contemporaneità, si parla sempre più di sostenibilità e di tutti i possibili legami di quest’ultima con il nostro mondo e la nostra quotidianità. Gli aspetti sono numerosi, a partire dal modo in cui ci si può comportare giorno per giorno per riuscire nella salvaguardia del pianeta Terra, fino a interessare un discorso relativo ad atteggiamenti meramente produttivi; non manca una grande attenzione anche per quanto riguarda il campo della sostenibilità alimentare e di tutte quelle scelte che, cioè, possono essere realizzate nell’ambito dell’alimentazione che si sostiene, dei processi produttivi per la gestione e della distribuzione del cibo, oltre che delle abitudini da perseguire per il proprio scopo.
Che cos’è la sostenibilità alimentare e come sostenere un’alimentazione che preservi il pianeta Terra
Quando si parla di sostenibilità alimentare, così come nel caso in cui si faccia riferimento alla tutela del pianeta Terra, gli atteggiamenti sono duplici: da un lato si parla di tutte quelle azioni che possono essere svolte – seppur piccole – per una tutela del pianeta Terra; dall’altro, il discorso diventa più generale e interessa tutta quella realtà che chiama in causa le filiere produttive, le distribuzioni alimentari e le multinazionali che operano in materia di cibo. Purtroppo, guardando ai dati che sono diffusi in termini statistici, gran parte delle emissioni dannose per il pianeta Terra deriva proprio dal genere alimentare, per cui quando si parla di cibo non bisogna compiere l’errore di pensare che sia estraneo, rispetto ad un concetto di emissioni dannose, anidride carbonica o avvelenamento del luogo in cui viviamo.
Negli ultimi anni è diventata sempre più intensificata la tutela del campo alimentare, innanzitutto mettendo in primo piano i prodotti etici: si tratta, in effetti, di cibi che provengono da coltivazioni, allevamenti e produzioni attente, biologiche e in grado di tutelare non soltanto animali e prodotti agricoli, ma anche il pianeta in generale. Gran parte degli effetti negativi di un’alimentazione non sostenibile ha a che fare, in effetti, con spreco di tonnellate di acqua (si parla circa di 90 milioni di tonnellate ogni anno), emissioni negative per l’ambiente del pianeta, maltrattamento degli animali, allevamenti intensivi che massacrano l’essere vivente e tanto altro. Anche il consumatore può essere protagonista di un cambiamento in tal senso, innanzitutto privilegiando cibi che non siano ottenuti per mezzo di un intervento chimico, in secondo luogo affidandosi a tutte quelle realtà che operano nella tutela del territorio e degli esseri viventi.
Tutte le scelte da compiere per la sostenibilità alimentare
Come detto precedentemente, esistono delle scelte che hanno a che fare meramente con la filiera produttiva e con l’atteggiamento di quelle multinazionali che – per massimizzare i loro profitti – spesso cadono in quella serie di errori che danneggiano il pianeta Terra e i suoi esseri viventi. Allo stesso modo, però, anche chi vive nella dimensione della quotidianità può compiere delle scelte che hanno un peso: molto spesso si cade nella tentazione di credere che la propria azione non sia determinante ma, come insegna la tradizione latina, gutta cavat lapidem (la goccia scava la pietra); esistono, cioè, delle azioni che per quanto piccole sono determinanti se ripetute da persone e persone.
Nell’ambito specifico della sostenibilità alimentare tali scelte possono essere numerose: è importantissima, ad esempio, l’economia di prossimità, ovvero quella che porta a privilegiare le produzioni locali, i negozi e i piccolissimi banchi alimentari dove possono essere scelti dei prodotti di uso e consumo quotidiano. La stessa alimentazione biologica, che si chiamava in causa precedentemente, è oggetto di una scelta che sarà sicuramente positiva per coloro che vogliono fare affidamento a produzioni che tutelano il territorio; ammonimento finale, in tavola, è quello di acquistare solo ciò che si consuma, per non sprecare mai il cibo.