A chi piace un po’ di piccante in cucina allora deve assolutamente provare un prodotto tipico calabro, che farà venire voglia di bere quintali d’acqua. Stiamo parlando della ‘nduja, un salume tipico della regione del sud Italia, dalle umili origini, ma che oggi ha fama a livello internazionale.
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Cos’è e da dove proviene la ‘nduja calabrese
La nduja è un particolare insaccato di colore rosso acceso a causa della presenza di peperoncino piccante al suo interno. È un prodotto molto ricorrente in ogni zona della Calabria, nato dalla esperienza contadina, tanto che spesso viene messa in dubbia la reale produzione. In antichità infatti la ‘nduja veniva prodotta con gli scarti del maiale, questo perché non si doveva gettare via nulla. Tuttavia, oggi si può stare tranquilli: i prodotti che troviamo in commercio vengono fuori dall’utilizzo della parte più grassa del maiale, ovvero il guanciale e la pancetta.
Lentamente quindi il salume piccante calabro ha preso il sopravvento anche se le sue origini sono da ricondurre all’altopiano del Poro ed in particolare di Spilinga, piccolo borgo sito in provincia di Vibo Valentia. Ovvio è che oggi la produzione è estesa in tutta la regione, anche e soprattutto sul litorale tirrenico calabrese, la cui produzione è il fulcro principale del commercio italiano.
La produzione dell’insaccato
Stando alla tradizione, la ‘nduja di solito viene prodotta durante il periodo invernale, impiegando le parti grassose del maiale come il guanciale, il lardelli e la pancetta. Queste tre vengono triturate e impastate con del peperoncino piccante di origine calabrese. Motivo per cui il salume assume un colore rosso acceso bene definito. Il peperoncino consente inoltre una più lunga conservazione: grazie alle sue proprietà antisettiche, si evita quindi l’utilizzo di additivi artificiali per mantenerla, consentendo dunque la produzione altamente naturale e artigianale. La presenza del peperoncino inoltre fa sì che l’insaccato venga considerato come un prodotto altamente nutritivo e benefico, che può dimostrarsi il migliore alleato dell’apparato digerente e circolatorio.
Dopo che il composto apparirà omogeneo e cremoso, esso viene inserito nel budello del maiale e viene messo ad affumicare con l’uso di erbe aromatiche. A questo punto, esso pio essere fatto stagionare minimo tre mesi fino ad un massimo di sei. Dopodiché esso viene immesso sul commercio, o normalmente come salume o anche in dei piccoli vasetti di vetro, che mantengono intatti sapore e gusto. Il consiglio per una consumazione ottimale è di lasciare il salume fuori dal sottovuoto per un paio di ore.
La ‘nduja a tavola
La nduja è un salume che si addice all’accostamento culinario in modo molto versatile. Motivo per il quale spesso anche i grandi chef la scelgono per inserirla nei migliori piatti gourmet. Questo semplicemente vuol dire che l’insaccato può essere degustato in modi differenti, motivo per cui viene apprezzato ad ampio spettro non solo in Italia ma in tutto il mondo.
Di norma comunque, è abitudine mangiare la ‘nduja spalmandola su una fetta di pane, meglio se fatto in casa, o anche su un crostino tostato. Qualche ristorante ripropone persino dei primi piatti con l’insaccato. Fileja, scialatielli o spaghetti vengono quindi usati in questa pietanza della cucina calabrese che piace praticamente a tutti e turisti scelgono di mangiare almeno una volta nella vita. In alternativa c’è chi condisce la pizza o per farcire le polpette. O ancora c’è ancora chi ha sofisticato arancini e panzerotti con l’aggiunta di una particolarità di insaccato tanto piccante come questa.
Pur se la ‘nduja è famosa ovunque, quella più”originale’’ nel senso di fedele alla tradizione è quella prodotta e venduta in zone calabresi come Spilinga. Ivi l’8 agosto di ogni anno si tiene infatti la tradizionale “Sagra della ‘Nduja”.