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Dalla Pinsa ai Paninsi, il gusto è di casa nel Lazio

Chi conosce bene la regione Lazio sa bene che tra i piatti tipici che rappresentano la capitale c’è la pinsa. Si tratta di una focaccia caratteristica e farcita a piacimento che nelle serate con gli amici si appresta ad essere il pasto preferito da mangiare in compagnia.

Indice

La versatilità di un piatto così semplice

Perché la pinsa piace così tanto? Sicuramente è un piatto semplice ma allo stesso tempo versatile, scelto dai romani, dagli italiani più in generale ma anche dal resto del mondo.

Forse complice di questa sua nuova rivalsa nel mondo culinario è la presenza dei bordi croccanti e della sofficità del cuore. L’impasto è friabile e si addice alla perfezione a qualsivoglia tipi di condimento, che cambia a seconda della paninoteca/pinseria che la prepara.

Gli ingredienti infatti con cui viene farcita la focaccia romana sono davvero tanti: pomodorini, olive, capperi, ma anche burrata, parmigiana di melanzane. Non possono poi mancare ingredienti strong come prosciutto crudo, brie, oppure salsiccia, verdure, guanciale, funghi, e così via. Farcendo la pinsa con ingredienti a crudo, viene messa in risalto tutta la fragranza della pasta. Non dimentichiamo inoltre che la pinsa oggi viene farcita anche alla gourmet oltre che con tradizionali ingredienti.

La rinascita della focaccia romana

Si può dunque parlare di una vera e propria rinascita della pinsa e del suo valore. Se fino ad ora era stata considerata come un piatto dei poveri, la modernità ci ha invece messo lo zampino. Oggi viene infatti preparata secondo i canoni culinari più in voga del momento, senza però mai alterare la preparazione dell’impasto, che resta fedele alla traduzione. Infatti, la lievitazione ha una durata di oltre 24 ore, al fine di permettere che sia più digeribile e abbia più sapore.

Roma ha quindi questa nuova attrattiva, soprattutto grazie alla vasta gamma di condimenti e variazioni che influenzati dalla fantasia, stanno spianando la strada a nuovi professionisti gastronomici, ovvero i pinsaioli.

La storia della pinsa

La pinsa ha origini epocali, visto che si preparava e mangiava già nell’antica Roma. A suo tempo, la focaccia era il piatto tipico contadino, e l’impasto conteneva un mix di farine come quello di cereali, miglio e orzo, farro e avena. Chi ne aveva la possibilità, tendeva addirittura ad aggiungere le erbe, e veniva poi messa a cuocere su delle pietre poggiate su braci ardenti. Il termine deriva dal verbo latino “pinsere”, ovvero l’equivalente di pestare, macinare, schiacciare.

C’è chi la considera l’antenata della pezza, chi invece l’alter ego, in ogni caso essa oggi sta riscuotendo molto successo e avendo molta fama in tutto il Lazio e non solo, non se ne può che parlare benissimo. Tra l’altro,  differenza della pizza, essa è altamente dietetica, altrettanto saporita, e molto più digeribile. Viene lavorata solo con acqua fredda e ha forma di solito rotonda o anche rettangolare.

Pare addirittura che nel VII libro dell’Eneide di Virgilio si parli proprio di pinsa, in quanto Enea mangiò la focaccia una volta giunto in Lazio al banchetto del re Latino e sua figlia Lavinia.

Pinsa e Paninsi: originalità nella capitale

La tradizione romana vuole la pinsa? I locali capitolini però si impegnano a creare qualcosa di estremamente originale e di inimitabile. Così, accanto alla focaccia tradizionale, c’è un locale che si è inventato una nuova prelibatezza, chiamata Paninsi. La creazione si deve dalle menti geniali che lavorano a “la Bussola”, che non solo rientra al primo posto tra i Rist’ On The Road,  ma è anche il solo ed unico produttore del PaninSo. Si tratta di un panino molto friabile, nato da una ricetta inedita.  Il panino può essere imbottito come meglio si preferisce e ha un sapore unico nel suo genere che non può essere paragonato ad alcun tipo di panino fatto nelle classiche paninoteche. Per maggiori informazioni visitare il sito Labussolaristontheroad.it.

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