Molte persone sono convinte che alcuni disturbi siano causati da allergie o intolleranze alimentari, come il prurito dopo un piatto di spaghetti o il mal di pancia dopo una pizza. Spesso si sottopongono a test di dubbia valenza.
I malati immaginari che vedono nel cibo un nemico sono un esercito molto numeroso, complici i medici che non fanno altro che alimentare questo tipo di fobie. Addirittura ci sono pazienti che lamentano problemi in seguito al cambio di marca di acqua minerale. Fernando Aiuti, luminario dell’immunologia, ha scritto un libro, “Il nostro meraviglioso sistema immunitario” edito da Guerini e associati, in collaborazione con Giuseppe Luzi. Nel volume c’è un capitolo dedicato proprio agli allergici immaginari che lamentano una serie di disturbi vaghi che non riescono a descrivere proprio perché hanno origine psichica e non fisica come mal di testa, crampi addominali e debolezza. Spesso si sottopongono a test “fantascientifici” su consiglio di alcuni medici che, in barba al giuramento di Ippocrate, si beffano dei pazienti.
Una persona su quattro soffre di ansia, depressione e insonnia, patologie che influenzano anche il rapporto con il cibo. Secondo il professore Aiuti, nel 50% dei casi piuttosto che l’allergologo dovrebbe intervenire lo psichiatra. Per diagnosticare un’intolleranza alimentare i test più sicuri sono i seguenti:
- Prick: viene effettuato a livello cutaneo e diagnostica allergie respiratorie, alimentari con indicazione degli agenti scatenanti;
- Rast: è un esame del sangue radioimmunologico;
- Isac: è un testo molecolare che consente di scoprire la proteina cui si è allergici.
Per quanto riguarda l’intolleranza al glutine viene effettuata una ricerca degli anticorpi con biopsia intestinale, mentre quella al lattosio si effettua con il breath test (test del respiro). Dopo che è stata diagnosticata un’intolleranza il paziente può tenere un diario alimentare in cui scrivere i sintomi cronici e registrare tutte le variazioni in seguito all’eliminazione di determinati cibi.