Non si finisce mai di imparare, soprattutto quando c’è di mezzo il cibo. Secondo una nuova ricerca condotta presso la Scuola internazionale superiore di studi avanzati (SISSA) di Trieste ricordiamo con più facilità il nome di un cibo che ha un elevato contenuto calorico. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Brain and Cognition. Per lo studio sono stati coinvolti soggetti affetti da malattie neurodegenerative, e si tratta di casi molto particolari perchè la memoria è essere danneggiata.
Per arrivare allo straordinario risultato, gli scienziati hanno seguito 2 gruppi di pazienti malati e uno di persone sane. A tutti e tre i gruppi sono stati proposti degli esercizi che riguardavano il riconoscimento visivo e la comprensione del cibo. Da questo straordinario lavoro di ricerca è emerso che i soggetti che avevano gravi disturbi cognitivi reagivano agli stimoli quando venivano proposti cibi calorici. Come è possibile tutto questo? La dottoressa Raffaella Rumiati, una delle scienziate che ha lavorato al progetto sul cibo sostiene che quando si verifica un calo cognitivo generalizzato, i ricordi sugli alimenti “resistono”. Il mistero è tutto nella pressione evolutiva che, secondo l’esperta, ha favorito lo sviluppo dei processi cognitivi “legati al pronto riconoscimento di uno stimolo che forse è il più importante per la sopravvivenza”.